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Articolo inserito in data 16/03/2009 22:18:04
Complesso Fiume-Vento
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GROTTA DEL FIUME: area a ovest della sala della Croce, laghi Verdi e Piani Vecchi

Grotta del Fiume (Frasassi - Ancona): prima puntata (in realtà ho già fatto alcune volte la traversata Vento-Fiume... sempre accompagnato)

Area a ovest della sala della Croce (a protezione integrale)
Laghi Verdi - Area dei Piani Vecchi

27 ottobre 2007

E' una grotta splendida, ricchissima di concrezioni, labirintica, sviluppata su vari piani, affascinante perchè in ogni punto nasconde diramazioni importanti (e chissà quante sono ancora sconosciute), perchè un paio di queste portano alla grotta Grande del Vento (le turistiche di Frasassi, per intenderci), perchè altre presto o tardi porteranno al buco Cattivo (da decenni i due immensi ambienti ipogei contigui resistono ad ogni tentativo di congiunzione). E' una grotta misteriosa, protetta, frequentabile solo in alcuni periodi dell'anno e a certe condizioni (regolamento del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi); è difficile perchè basta distrarsi un attimo per perdersi, perchè nelle zone basse a splendide concrezioni sul soffitto contrappone una fanghiglia collosa, profonda e micidiale sul pavimento.
E' una grotta irresistibile dove da oggi in avanti passerò parecchio tempo guidato fondamentalmente dalla curiosità, dalla voglia di conoscere, di capire.
A dire il vero mi stuzzica anche il fatto che non sono riuscito a recuperare rilievi seri, che chi opera qua dentro pubblica con parsimonia i risultati, che un paio di persone incontrate in queste gallerie, certamente esperte e nonostante tutto simpatiche, ad alcune mie domande hanno risposto fingendo di essere confusi, di non riconoscere la strada, di non capire le mie indicazioni, senza rendersi conto che comportandosi in quel modo altro non hanno fatto che spingermi maggiormente a frugare con attenzione in ogni anfratto attorno.
Comunque questa è la prima puntata di un lungo romanzo che scriverò nei magici ambienti della grotta del Fiume.

Ci sono due ingressi nei pressi del torrente Sentino; quello che utilizziamo noi è il più facile da raggiungere, e il solo aperto (cancello con lucchetto nell'altro): dallo spiazzo sterrato dove parcheggiamo a monte del paese di San Vittore delle Chiuse, vicino al cimitero, ci incamminiamo lungo la strada che entrando nella parte più bella della valle porta all'ingresso delle grotte turistiche. Neanche cinque minuti e notiamo una larga rampa a destra che scende al fiume: proprio nel punto in cui parte prendiamo un sentiero dirupato che conduce direttamente in riva al Sentino; qui deviamo a sinistra risalendolo brevemente. Ci fermiamo di fronte al traverso attrezzato con corda fissa che permette di superare la paretina a picco su una profonda pozza ed entrare in grotta.

Risaliamo la galleria e arriviamo alla sala della Croce, caratterizzata dalla presenza di un foro nel soffitto dal quale entra la luce del giorno; la zona labirintica che si trova a ovest (destra) di questa è una zona a protezione integrale dove ora è vietato andare. Non ha una grande importanza speleologica ed è esteticamente piuttosto brutta. Ci sono vari rametti e anfratti spesso di modeste dimensioni, ed è facile perdervi l'orientamento.
Tenendosi a destra si raggiunge il secondo ingresso, quello chiuso. In questa area sarebbero possibili almeno tre percorsi circolari e varie aperture permettono di passare a un piano sottostante il principale, sempre tappato però dopo pochi metri. Non sono presenti diramazioni particolarmente significative.

A sinistra (entrando) della sala della Croce, seguiamo brevemente una brutta spaccatura inclinata a sinistra mantenendoci a 5-6 metri dalla base, dove si stringe. Pare proseguire ancora, ma è poco promettente e diventa pericolosa perché scivolosa e con pochi appigli.

Andiamo in salita aldilà della sala su traccia battuta e passiamo in una galleria artificialmente squadrata, quindi sotto a un arco pittoresco raggiungendo così un secondo ambiente di rilevanti dimensioni dove è possibile seguire tre vie:
- la prima deviazione a sinistra permette di entrare in un salone fortemente inclinato e senza prosecuzioni;
- la breve condotta adiacente, sempre a sinistra, porta al pozzo dei Cristalli (che risaliremo la prossima volta) e introduce al ramo principale della grotta;
- oltrepassando invece la sala e scendendo in una galleria regolare raggiungiamo un laghetto sulfureo; appena prima di questo un oblò a destra consente di entrare in una cameretta con un secondo specchio d'acqua dall'odore inconfondibile: sono i laghi Verdi. Superiamo il primo grazie a un faticoso traverso armato su tetto, quindi risaliamo un pozzetto (anche questo attrezzato con corda fissa). In alto l’ambiente si biforca. La via a destra mostra una breve diramazione, sempre a destra, che sprofonda in un laghetto (ATTENZIONE, è una pericolosa trappola), quindi raggiunge una saletta con una corda che scende da una parete dall'aspetto poco invitante. Anche la galleria a sinistra, più grande, permette di arrivare in questo posto mantenendosi poco più avanti a destra (ometti). Quest'ultima presenta fra l'altro un paio di evidenti deviazioni a sinistra che abbiamo volontariamente ignorato (è la caratteristica principale di questa grotta: risulta impossibile percorrere 10 metri senza notare di qua, di là, sopra o sotto un qualche bucanotto intrigante).
Affrontato il saltino arriviamo in una sala in forte pendenza e molto, ma molto melmosa. Aldilà di questa si passa in un altro ambiente in salita con una grande apertura a destra che non ho idea di dove porti. In cima a quest'ultimo camerone inclinato esteticamente poco bello, di fronte a una fessura identificata dalle lettere "SR" e da una freccia che indica di scendervi, rinunciamo a proseguire anche perchè... sono da solo visto che gli altri, infangati fino alle ascelle, stanno già tornando verso i laghetti maledicendo le mie manie e sperando di dimenticare il prima possibile la strada per tornare in questo luogo.

Suppongo che "SR" significhi sala Rosa e che quello incontrato casualmente fosse il passaggio Borioni, ma non posso esserne sicuro perchè nei giorni successivi nessuno dei personaggi interpellati mi ha fornito notizie certe e per ora latita la voglia di fare un secondo tentativo in quel pantano.

Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì

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